Inceneritore di Spilimbergo, può bastare così

La notizia è di un mese fa: Eco Eridania ritira la richiesta di aumento della capacità dell’impianto di Spilimbergo (da 25.000 a 33.000 tonnellate annue) dopo la proroga concessa dalla Regione FVG a seguito delle numerose osservazioni sollevate da soggetti pubblici e privati. Non parliamo del paventato progetto di quadruplicazione, ventilato già da due anni ma mai presentato nei dettagli (si parla di una capacità totale di 100.000 ton/anno) ma di una modifica più contenuta, tanto che l’azienda ha presentato come “non sostanziale”. E ora cosa succede?

Ricordato che la concessione per l’utilizzo dell’impianto (di proprietà comunale) scadrà solo nel 2028, certamente nel breve periodo non ci si può aspettare particolari investimenti, quindi nessun miglioramento o abbattimento delle emissioni in atmosfera. Sempre più lontana anche la prospettiva del teleriscaldamento, da sempre presentato come misura di compensazione dell’impatto ambientale; senza nemmeno entrare nel merito della sua reale efficacia, resterà comunque un progetto nel cassetto.

Se dunque anche Eco Eridania, che nemmeno cinque anni fa aveva creduto nell’impianto e nel business del rifiuto speciale ospedaliero (leggi l’articolo da genova24.it di novembre 2015), rivede i propri investimenti, un dubbio cresce legittimo. Diciamo più di un dubbio: non esiste una reale prospettiva in cui un inceneritore di questo tipo possa essere sostenibile e tollerabile nel nostro territorio, per motivi di ordine sociale, sanitario, ambientale. Su quest’ultimo aspetto ha acceso i riflettori anche Erminio Barna, presidente dell’Associazione Agricoltori Medio Tagliamento: se la sua segnalazione (cfr. Mess.Veneto del 19/02/20) trovasse riscontro, potremmo addirittura arrivare alla chiusura dell’impianto.

A questo punto, fermo restando che non è pensabile impedire l’iniziativa privata fintanto che questa si muove nel rispetto della legislazione vigente, ritengo che la linea da seguire si sviluppi su un doppio binario: quello amministrativo, che attui uno stretto e puntuale controllo dell’attività dell’impianto per garantire le emissioni almeno nei limiti di legge; quello politico, per affermare che la presenza di un inceneritore per rifiuti speciali non rientra nel progetto per questo territorio, né se ne vedono le possibili mitigazioni che possano renderlo compatibile.

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