L’assistenza agli anziani nel post-Covid

Quando ormai il peggio sembra passato nella nostra Regione, il vicepresidente Riccardi, con delega alla Sanità, traccia un bilancio positivo della gestione dell’emergenza nelle case di riposo. Sebbene il tributo in vite umane sia stato importante, con focolai particolarmente intensi, le strutture hanno retto il colpo.

Riccardi fa una prima riflessione, anche in vista della ripresa del cammino verso la completa attuazione della riforma sanitaria: le strutture più grandi e organizzate hanno saputo reagire meglio. Trieste offre lo spaccato più rappresentativo, con il “gigante” ITIS senza particolari problemi rispetto alle piccole strutture, spesso promiscue, in cui la situazione si è rivelata ingestibile.

Mi permetto di riprendere la riflessione e provare a dare una possibile concretizzazione: riformare l’assistenza pubblica agli anziani con una rivoluzione nel ruolo e nel numero delle ASP. In luogo dell’attuale mosaico, in cui includiamo anche le strutture a gestione comunale diretta, individuare non più di un soggetto per distretto che abbia la gestione di tutti i servizi per gli anziani. In alcuni casi, anche tenendo più ambiti sotto un unica ASP.

Provo a spiegare partendo da numeri concreti: i posti letto nelle case di riposo del Friuli Occidentale (fonte: sito ASFO)

Distrettostruttureposti lettoenti gestori
Noncello45093
Dolomiti Friulane4 (+2 private)461 (+72)3 (+2)
Sile2 (+1 privata)144 (+108)2 (+1)
Tagliamento1 (+1 )113 (+264)1 (+1)
Livenza21812
.13 (+4)1408 (+444)11 (+4)

Ogni Ente è sostanzialmente autonomo, al netto di alcune collaborazioni più o meno articolate che comunque non coinvolgono mai oltre i 3 soggetti. Queste sono sintomo della difficoltà di reperire risorse di un livello adeguato al servizio da offrire, e la risposta è darsi una mano condividendo i migliori professionisti in organico. Perché oltre al livello dell’assistenza, aumentano via via anche i requisiti e gli adempimenti burocratici cui far fronte, sullo sfondo di un inquadramento giuridico non ancora chiarissimo pur dopo anni dalla riforma delle ASP.

Partendo allora dall’esempio numerico del Pordenonese, è evidente che con 3 ASP si coprirebbe il territorio, ottimizzando le dimensioni aziendale e permettendo una collaborazione e un coordinamento più agevoli, per non parlare della maggiore possibilità di investire sul personale, sulle strutture, sui servizi. A queste nuove ASP andrebbero in carico non solo i servizi residenziali, ma anche semiresidenziali e domiciliari, facendone di fatto il soggetto specialista dell’Area Anziani. Sarebbero soggetti la cui struttura potrebbe anche assumere la delega per il Servizio Sociale, stringendo una forte collaborazione con i Comuni e le Assemblee di Ambito.

Vado a chiudere con due ultime suggestioni legate a questa ipotesi, aspetti secondari ma non meno importanti. Il primo: investire sull’assistenza agli anziani è e sarà fondamentale per migliorare la qualità della loro vita con una spesa sostenibile e generatrice di nuova economia. Il carico sanitario continuerà a crescere e servirà essere pronti: questo può essere un tema su cui investire, per il Distretto Nord, sull’Ospedale di Spilimbergo, attorno al quale gravitano oltre 500 posti letto e le popolazione delle vallate, la cui età media è elevata e la solitudine richiede una maggiore vicinanza del pubblico.

Il secondo: meno Enti significa anche meno vertici politici e amministrativi, quindi una spesa in meno e una maggiore selezione di chi sarà chiamato a ricoprire certi incarichi. Inevitabilmente questi organismi saranno di nomina collegiale da parte di più Comuni, garantendo – almeno si spera – una maggiore attenzione a criteri oggettivi di competenza rispetto ad appartenenze politiche.

Spero che il vicepresidente Riccardi possa prendere in considerazione questi spunti, anche perché il giro degli eventi gli ha fornito un’irripetibile occasione per dare una scossa importante al sistema. Ho fiducia che questa opportunità non vada sprecata.

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