Una vittoria di Pirro è la delibera con cui il 30 dicembre 2020 l’assemblea dei 27 Comuni dell’area montana pordenonese ha definito i confini delle due costituendi Comunità di montagna. Si è dimostrato debole il percorso immaginato dalla LR 19/2020 alla luce dei contrasti emersi tra alcuni Sindaci, nati in seno all’esperienza dell’UTI delle Valli e Dolomiti Friulane.
Il servizio al TGR del 3 gennaio 2021
Delibera tra l’altro impugnata già il giorno dopo, con eccezionale reattività, da parte del Comune di Maniago per iniziativa del Sindaco Andrea Carli (PD). Al di là di quale sarà l’esito del ricorso al TAR, è oggettivo che la delimitazione stabilita per poter rispettare la maggior parte delle espressioni dei singoli Consigli Comunali non risponde a criteri logici. Valcellina, Val Tramontina, Val Colvera aderiscono alla Comunità Ovest mentre Maniago resta “incastrata” nella Comunità Est per la scelta in questa direzione operata da Montereale.
Frizioni da superare
Difficile entrare nelle dinamiche all’origine di alcune scelte; probabilmente non sarà possibile superare queste frizioni fino a quando le tornate elettorali non porteranno al rinnovo delle amministrazioni coinvolte. Nel frattempo, serve l’impegno di chi prenderà in mano le nascenti Comunità per fare in modo che siano Enti utili a ottimizzare i servizi e promuovere una mutua collaborazione tra i Comuni, con particolare attenzione agli Enti più piccoli e decentrati che più di altri hanno stanno soffrendo negli ultimi anni.
Un indirizzo concreto, che ponga al centro progetti e programmazione, attorno al quale sarà più semplice sedersi a fine legislatura per risistemare i confini delle CM. Opportuno e auspicabile, infatti, che questa Giunta Regionale chiuda il proprio mandato con una riforma degli Enti Locali, giustamente cavallo di battaglia del programma elettorale, che abbia trovato almeno un punto di equilibrio.
Alzando lo sguardo: verso una riforma più incisiva degli Enti Locali
Ma questa riforma non può e non deve fermarsi qui: c’è un rischio concreto, con quattro diversi livelli amministrativi (Comune, Comunità, EDR, Regione) di aumentare il carico burocratico oltre che di generare problemi di attribuzione delle competenze. Non viene inoltre affrontato il tema dei micro-Comuni, che evidentemente vanno ripensati: in realtà che contano poche centinaia di abitanti non ha senso mantenere la struttura amministrativa completa, caricandone i costi sulla cittadinanza e la responsabilità su amministratori che si assumono lo stesso rischio del Sindaco di Roma ma senza una virgola del suo staff a disposizione.
La Comunità potrebbe acquisire un senso compiuto prendendosi carico di tutte le funzioni strategiche e organizzative dei Comuni sotto una certa soglia di popolazione (2000?), a titolo di esempio le funzioni tecniche e manutentive, la ragioneria, i tributi. A questi municipi resterebbero i servizi di prossimità al cittadino, tanto più importanti quanto più piccolo è il Comune, e certamente la figura elettiva del Sindaco che li rappresenti nell’assemblea della Comunità. In questo scenario non serve una Giunta, nè un Consiglio Comunale, semplificando l’amministrazione delle realtà più piccole senza perdere in attenzione al cittadino.
Questi, dunque, gli orizzonti verso cui incamminarsi: Comunità operative e funzionali al territorio, e radicale riforma del sistema dei Comuni. Nonostante le frizioni, la strada imboccata può portare in questa direzione, se c’è una reale volontà di guardare al bene comune.