Laboratorio Tagliamento

Le casse di espansione sul Tagliamento, dopo aver percorso un lungo iter e giustamente scandalizzato una grossissima parte dell’opinione pubblica locale, paiono destinate al definitivo tramonto. La Regione ha infatti convocato nel corso del 2011 il “Laboratorio Tagliamento”, commissione di tecnici locali e rappresentanti dei soggetti interessati che ha avuto il compito di analizzare le quattordici proposte alternative e definirne una scala di bontà che tenga conto dei molteplici aspetti coinvolti.Un lavoro accurato durato diversi mesi, che ha stabilito alcuni punti importanti:

  • nessuna soluzione alternativa è valida in sé, ma può essere efficace se opportunamente coordinata con altre;
  • i margini di scelta per nuove soluzioni presso la parte finale del corso fluviale sono molto limitati, sia per l’urbanizzazione del territorio sia per il rischio di compromettere i delicati equilibri ecosistemici della laguna di Marano e della laguna di Caorle, che in diverse ipotesi verrebbero chiamate a ricevere le portate derivate dal Tagliamento;
  • prima di perdere altro tempo prezioso in chiacchiere, è indispensabile mettere a mano agli argini in zona Latisana, ripristinandone la corretta tenuta e alzandoli dove possibile e per quanto necessario;
  • l’intervento maggiormente efficace e con limitato impatto è uno sbarramento alla stretta di Pinzano.

Quest’ultimo argomento rischia di suscitare polemiche forti perché richiama alla memoria un vecchio progetto di diversi decenni fa, e già cassato a suo tempo, per la realizzazione di una diga in questo punto. La stretta di Pinzano è infatti un luogo strategico per il Tagliamento, che qui attraversa uno spazio molto angusto rispetto all’ampio letto ghiaioso che lo caratterizza già dalla confluenza con il But, prima di invadere l’alta pianura in un alveo che si allarga mediamente per un paio di chilometri fin oltre Casarsa e Codroipo. Al tempo il progetto parlava di un invaso notevole, dalla capienza di 42.000.000 mc. Fino a pochi anni fa arrivando a Casiacco si poteva ancora notare su uno degli alberi a bordo strada un cartello posto in corrispondenza del livello massimo dell’invaso in progetto… ed era necessario alzare lo sguardo ad almeno 8m da terra! Ovviamente sommergere una zona così ampia, tra l’altro “mangiandosi” buona parte dell’Arzino appena uscito dalla sua forra, suscitò fortissime resistenze.

Il progetto attuale, però, non si può dire nemmeno parente di questo. Innanzi tutto, la traversa avrebbe sostanzialmente le sembianze di un punto con un’unica campata, che in condizioni di deflusso normale o con piene non preoccupanti permetterebbe al fiume di scorrere naturalmente nel suo alveo, senza alcun intervento. La sagoma della traversa viene calcolata in modo tale da entrare in funzione solo in caso di piene eccezionali, con un sistema meccanico di paratoie mobili che di fatto trattiene quella parte della portata di piena che gli argini a sud non potrebbero sopportare, facendola accumulare in un bacino la cui capienza massima è calcolata in 18.000.000 mc. Uno sguardo alla cartina di progetto indica che l’acqua non passerebbe mai oltre la ferrovia, solo alcune minori opere arginali si renderebbero necessarie per proteggere i pochi insediamenti di Pontaiba.

Link esterni:

  • il sito di Assieme per il Tagliamento
  • il sito di A.C.Q.U.A.
  • la pagina del sito della Regione

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  1. Pingback Dopo le casse, un futuro per il Tagliamento | la Formica

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