Educare, la vera sfida politica

educazione-civicaResponsabilizzare i “bulli” per prevenire gli atti vandalici: il tema è emerso in questi giorni a proposito del protrarsi di episodi di inciviltà ad opera di giovani e giovanissimi ai danni di strutture pubbliche (esempio principe il Terminal 2, ma anche altri luoghi). L’ipotesi circolata sulla cronaca locale di prevedere la “paghetta” per alcuni soggetti più problematici a fronte di piccoli lavori di manutenzione viene “bocciata” dai “bravi ragazzi” dell’Oratorio, di cui si fa portavoce il direttore Gigi Sedran (leggi l’articolo).

Si tratta di un segnale importante: dei giovani cittadini valutano criticamente l’indirizzo dell’Amministrazione comunale nei loro confronti, portando il discorso sul delicato piano dell’educazione. Forse qualcosa sta cambiando, e in meglio, se dei ragazzi (alcuni non ancora maggiorenni) rivolgono la loro attenzione al tema e dedicano una riflessione alle proposte della politica locale. Un pensiero che non va trascurato, anche perché – si apprende ancora dalla stampa locale – il tavolo di lavoro che si dedicherà all’argomento vede convocate istituzioni e forze dell’ordine: è vero che la scuola sarà presente ma, parliamoci chiaro, l’istruzione e l’educazione non sono esattamente la stessa cosa. Anche altre realtà – e l’Oratorio ne è un esempio importante – hanno certamente qualcosa da dire in merito.

In questi stessi giorni troviamo in cronaca il tema dell’abbandono dei rifiuti; sulla cronaca di Pordenone si parla di senso civico in picchiata; nelle scuole ad ogni livello si riscontra una preoccupante mancanza di senso civico e di responsabilità negli alunni, che generalmente dimostrano difficoltà ad accettare le più banali regole della convivenza sociale. Credo sia quasi banale affermare che alla grave crisi economica si sovrapponga una gravissima crisi culturale e valoriale, che contribuisce ad aggravare gli effetti della prima perché ostacola il senso di corresponsabilità civile. Il pensiero comune ci ha portati a tenere in sempre minor conto la cosa pubblica, che diventa cosa nostra solo se ci è direttamente utile; questa filosofia, trapiantata nei giovani e negli adolescenti in cerca della propria maturità, può arrivare agli estremi peggiori del vandalismo.

Qualsiasi progetto di tipo politico, quindi, deve necessariamente coinvolgere anche l’aspetto culturale, ricreando il terreno più favorevole alla partecipazione e all’interesse pubblico del bene comune. Solo così le varie proposte potranno essere pienamente efficaci. Un esempio: la raccolta differenziata dei rifiuti, in tutti i Comuni in cui il tema è stato affrontato, ha presto raggiunto soglie importanti e superiori al 70%. Ma solo laddove oltre alla nuova metodologia introdotta si è affiancato un concreto coinvolgimento della popolazione la percentuale si è elevata a livelli realmente virtuosi.

Educare alla partecipazione e alla corresponsabilità, la vera sfida politica per il nostro futuro.

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