Sarà ricordata come la stagione delle primarie, questa. Ha iniziato il Partito Democratico, a ruota hanno rincorso la tendenza il Popolo della Libertà e infine il Movimento 5 Stelle. Di quest’ultimo non parlo, non mi ha mai convinto e credo non rappresenti una forza credibile per il Paese; tuttavia in particolari situazioni locali il brand può dare valore aggiunto a movimenti civici, e comunque in questi casi il merito va ascritto più alle facce presenti in lista che al faccione del buon Beppe.
Il PD ha sicuramente fatto le cose per bene: una competizione organizzata in maniera seria e portata avanti per diverso tempo con una dialettica quasi troppo corretta e moderata per trattarsi di un fenomeno politico italiano. I contrasti e gli eccessi dell’ultima settimana hanno però riportato tutto nella “prassi”, con scambi di accuse e presunti maxi-imbrogli da ambo le parti. E’ anche emerso con evidenza che Renzi-Bersani non è un semplice ballottaggio a due, perché con il segretario si schiera anche Vendola, numericamente determinante se si guarda al risultato del primo turno, e in generale tutta la nomenklatura del partito. Se non ricordo male, un paio di settimane fa un’analisi giornalistica accreditava solo circa il 3% dei vari amministratori locali a favore di Matteo Renzi, una cifra assolutamente sproporzionata al 35% di consensi raccolti poi tra gli elettori. Un segnale importante, e infatti sembra che sia stato subito colto: Renzi non deve vincere, le regole non si capisce più come vadano interpretate ma l’importante è assicurarsi che lo status quo resti tale. Il sindaco di Firenze non credo farà molta strada nel PD, vedremo cosa ne sarà invece di quei circoli locali che si sono spesi per lui in maniera aperta: un San Vito al Tagliamento “pagherà” la sua troppa simpatia verso Renzi? La Spilimbergo democratica vedrà “premiata” la sua fedeltà?
Delle primarie del PdL non riesco a scrivere senza ridere, quella risata un po’ triste che avevi guardando il tragico Fantozzi. A oggi la versione ufficiale è che si faranno, di certo non avranno il successo del centrosinistra perché in ballo non c’è un rinnovamento evidente: Berlusconi è duro a morire (politicamente) e la sua presenza ingessa tutto il partito, compreso Alfano che avrebbe tutte le carte in regola per avviare la “rivoluzione”. Giovane eppure un passato da ministro, poche chiare idee da cui partire… senza il buon Silvio credo che non avrebbe perso inutilmente gli ultimi sette-otto mesi a reggere una barca di cui non è davvero padrone.
In tutto questo, qualcuno ha sentito parlare di idee, di programmi? Il massimo dello sforzo è dichiararsi a favore dell’agenda Monti, però pronti a togliere la fiducia alla prima occasione… sappiamo bene che non avverrà mai e che la situazione attuale non va male a nessuno. Guarda caso, l’argomento più dibattuto è la riforma elettorale: anche quella che inizia sarà “la settimana decisiva”, ritornello in voga credo da agosto, e tutto perché non è facile per nessuno fare i conti su come andranno le prossime elezioni e quanta torta toccherà a ciascuno.
Sul nostro territorio, intanto, si avvicinano le elezioni amministrative. Sarà l’occasione per la politica locale di dimostrare se è più vicina alle chiacchiere e alle poltrone, come i “grandi” dirigenti nazionali, o se invece ha a cuore le persone e i loro problemi. Nella prossima campagna elettorale sono convinto che potranno pagare di più i discorsi propositivi e costruttivi rispetto alle polemiche a prescindere e ai confronti personali. Idee e progetti concreti siano al centro, i candidati siano semplicemente persone che li portano avanti; tutti i ragionamenti e i confronti vadano dunque sul merito e non sulle persone, posto che queste abbiano i requisiti per candidarsi.