Teoria “gender” strisciante nelle scuole

20151023_c5_12049190_1042825079085023_831705920603156173_nQualche settimana fa finì alla ribalta della cronaca, anche a livello nazionale, un testo scolastico in adozione presso le scuole di Aviano (e non solo, evidentemente). La critica era rivolta al contenuto “stravagante”, con particolare riferimento alla famiglia e alla sua composizione che, al giorno d’oggi, va considerata normale qualsiasi forma essa prenda. Chiaramente, lo schema padre-madre-figli non sia più lo standard ma semplicemente un’opzione alla stessa stregua di padre-padre-figli o padre-trans-figli-cani, laddove sempre più spesso il padre si dichiara tale per figli e cani. Lascio i dettagli di cronaca all’estratto del Messaggero Veneto.

Ora, che qualcuno voglia liberamente pubblicare libri di testo dal contenuto, diciamo, “originale”, ci può stare; che gli stessi vengano adottati dalla scuola pubblica, nell’ambito tra l’altro di un percorso didattico contro l’omofobia, diventa una scelta discutibile. Pur riconoscendo il meritorio obiettivo, faccio fatica a cogliere quale apporto dia in questo senso la propaganda “gender”. A questo punto è lecito chiedersi, trattandosi di scuola pubblica, cosa ne pensa chi governa.

Tale domanda se l’è posta anche l’on. Gigli, che tra l’altro appartiene alla maggioranza che sostiene il Governo, che in un’interrogazione del 27/10/15 al Ministro dell’Istruzione Giannini chiede conto della posizione rispetto al progetto regionale che “insegna la «teoria del genere»”, per di più all’insaputa delle famiglie. In questo “fuoco amico”, il Ministro sottolinea che la linea dettata e messa per iscritto dal Governo non prevede in alcun modo che si parli di “gender”, ammettendo di fatto di ignorare la degenerazione friulana e quindi di non avere il reale controllo della situazione. Per completezza di informazione allego gli estratti del QTime. (scheda) (resoconto)

Probabilmente sarà colpa dell’oscurantismo dei cattolici, certo è che “chi comanda” fa finta di non vedere, e certamente non è un caso. Quale sia il tornaconto di questi cadeau all’associazioni LGBT e ai loro simpatizzanti, non è molto chiaro: immagino, come sempre, si tratti di “dare fiducia” (=portare voti, cit. Padoan) al sistema anche nelle sue componenti ultimamente più trascurate politicamente. La cosa invece molto chiara, come sempre, è che questi giochini si fanno su argomenti di tutt’altro spessore, incuranti che un progetto didattico ha un impatto sui bambini che lo seguono, prima ancora che sui voti di Vendola, Luxuria e compagnia.

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