Comunità di Montagna, perché due è meglio

Il modello di governo

Le Comunità sono rette da un Presidente e un Comitato Esecutivo, formato da un numero di componenti variabile a seconda del numero di Comuni. Una Comunità a 27 avrebbe un Presidente e nove componenti, due Comunità avrebbero due Presidenti e un totale di dieci componenti. A livello politico avremmo quindi solo due “poltrone” in più, per una differenza di costo trascurabile.

ComuniEsecutivo
Destra Tagliamento e Dolomiti Friulane271+9
Destra Tagliamento181+6
Dolomiti Friulane101+4

Differenza che potrebbe facilmente annullarsi pensando di assumere una figura dirigenziale ad hoc – un direttore generale per un Ente da quasi 70mila abitanti – e potenzialmente una proliferazione di responsabili di settore per coprire le tre Aree di riferimento (Aviano, Maniago, Spilimbergo).

Il rischio latente, per agevolare la gestione di un soggetto così grande, è di creare delle “Comunità ombra” attorno ai tre Comuni più popolosi; sulla carta una Comunità, nella pratica addirittura tre, con buona pace dell’aggregazione e della semplificazione.

La dotazione organica

L’attuale UTI, composta da 20 Comuni, conta una sessantina di dipendenti; la Comunità della Destra Tagliamento avrebbe dimensioni paragonabili, perciò servirà adattare l’organizzazione ma senza stravolgimenti. La Comunità unica, lavorando per Aree, aggiungerà un livello intermedio, col rischio di aumentare il personale in modo più che proporzionale, tra l’altro nella cornice di una pianta organica tutta da sperimentare.

Il problema che non c’è: il Parco delle Dolomiti Friulane

Sul territorio dei 27 Comuni interessati operano attualmente vari soggetti istituzionali dediti allo sviluppo di aree e tematiche diverse. La divisione porterebbe gran parte del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane nell’omonima Comunità (tranne la zona del Raut, in Comune di Frisanco), ma evidentemente il 20% del territorio protetto (relativo ai Comuni di Forni di Sopra e Forni di Sotto) resterebbe in una terza Comunità. Giova ricordare che tale condizione, per non parlare della mancanza di viabilità ordinaria tra Carnia e Valcellina, è insita nella natura stessa del Parco.

Eppure lo scopo primario dell’ente Parco, tutelare e sviluppare le Dolomiti Friulane come un territorio unico, non è mai venuto meno per questi limiti. Dalla fondazione a oggi sono sempre stati i Comuni, mai le UTI, ad avere rappresentanza nel direttivo. Non si vede come oggi la nascita delle Comunità di montagna possa significativamente turbare lo status quo.

Proseguendo piuttosto nel solco di collaborazioni mirate, sarà la Comunità delle Dolomiti a poter puntare su una potenziale sinergia con Piancavallo per lo sviluppo del turismo montano. Il polo sciistico da solo è minacciato seriamente dal cambiamento climatico, c’è bisogno di dare un futuro a questo settore.

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2 thoughts on Comunità di Montagna, perché due è meglio

  1. A suo tempo ci si è stracciati le vesti per eliminare le Comunità Montane considerate la causa di tutti i “mali” della montagna.
    Ora, di fatto, non si fa altro che riproporre la IV^ e la V^ Comunità Montana.
    L’articolo non evidenzia quali sono stati i punti di forza e di debolezza dell’attuale UTI.

    • Una verifica dell’esperienza UTI potrebbe essere oggetto di un prossimo approfondimento, chiaramente sentendo chi ne ha avuto esperienza diretta (non spilimberghesi quindi)
      La forma e il nome del nuovo ente richiama la Comunità Montana… ma ci sono anche altre analogie? E quanto è cambiato il contesto degli Enti Locali da allora?
      Grazie per i due spunti, cui vedrò di fare seguito a breve

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