Notizia fresca degli ultimi giorni, chiude la coop Cometa e con essa almeno 30 addetti in esubero che non hanno al momento alcuna chance di continuare a lavorare, anche fosse in un altro sito produttivo.
Come spesso accade, per salvare l’intero albero si vanno a potare non solo i rami secchi, ma anche alcuni buoni e fruttiferi. Al di là delle metafore, un altro tassello della debole economia spilimberghese verrà perduto, e con esso altri posti di lavoro, nuovi lavoratori costretti a cercare impiego più lontano, in sostanza altra ricchezza che lascia il nostro territorio.
Lo Spilimberghese, inteso come territorio mandamentale – non dimentichiamo che è da poco stata sancita l’Unione montana dei Comuni, e il futuro ineluttabile sarà questo – ha una forte vocazione rurale. Forse anche troppo, in alcuni casi, ma evidentemente la quantità della superficie produttiva non determina automaticamente il successo della produzione. Nella nostra Regione è in vigore un Piano di Sviluppo Rurale (2007-2013) che in questi anni ha stanziato fondi anche importanti per moltissimi progetti privati in tutta la regione. Scorrendo l’elenco delle domande ammesse a finanziamento, non molte sono realtà vicine a Spilimbergo. Ne cito una (informazioni dal sito della Regione), il salumificio Lovison alcuni anni fa ha ottenuto un importante contributo per un progetto di accrescimento del valore aggiunto dei propri prodotti. Certo si parla di un’azienda che da sempre ha saputo tenere un’altissima qualità e grazie a ciò affermarsi in tutta la regione.
Qualità, dunque, requisito fondamentale per rilanciarsi. Ma anche collaborazione e unità di intenti su due importanti direttrici: la ricerca e lo sviluppo di strategie produttive che accorcino la filiera; la promozione e commercializzazione dei prodotti.
Una filiera corta significa ridurre costi e ricarichi legati a troppi passaggi di trasformazione dal grezzo al finito; alcuni di questi possono essere ottimizzati, altri avvicinati e integrati al sito produttivo. Se non tutte le aziende sono in grado di lanciarsi su questa strada, come è verosimile vista la varietà di dimensioni e gestioni delle stesse, un’associazione di imprese o un consorzio fortemente propositivo potrebbe invece costituire un soggetto importante. Una ipotetica “Azienda Agroalimentare Spilimbergo” potrebbe proporre una gamma notevole di prodotti anche di buona-ottima qualità sia sul mercato interno, con ricaduta positiva per i consumatori locali, sia verso l’esterno, diventando anche soggetto di promozione del territorio.
Altri aspetti interessanti sarebbero legati alla gestione e tutela del territorio stesso, sfruttato in maniera più sapiente e con maggior rispetto delle sue peculiarità ambientali. Ricordiamoci che un terreno agricolo mal gestito spesso sacrifica fossi e scoline, con le note ripercussioni sul sistema idrogeologico, e può rovinare preziosi microsistemi naturali di cui le nostre campagne sono sempre meno ricche. Viceversa una gestione più integrata e biodinamica sa conciliare questi aspetti con una resa produttiva assolutamente adeguata alle esigenze aziendali.
La ricetta per la crisi, dunque, è sempre la stessa: unione e collaborazione nel segno dello sviluppo e della qualità.